..e ora accettate le conseguenze. Sembra questo il concetto
insito in questa frase, celata da un falsa galanteria e rispetto dell’altro.
Abbiam voluto esigito la parità. Ma non l’abbiamo ottenuta.
Parità vuol dire pari opportunità nella differenza. Non
annullare la differenza tra i sessi. Men che meno,come molti ritengono (ivi
comprese donne)rinunciare a quel che caratterizza la nostra femminilità, il
nostro essere donne. Parità non vuol dire assumere un atteggiamento maschile.
Farlo vuol dire ammettere un concetto riduttivo. Farlo, vuol dire accettare,
condividere la convinzione che uno solo tra i sessi, è quello forte,
giusto,migliore. Non si capisce, altrimenti, il desiderio di abbandonare quel
che si è,negandolo e abbracciando un modo di essere che non è propriamente da
donna.
Sì, la società è prettamente maschile, ha concezioni
maschili che mal si conciliano con le varie esigenze femminili. E per questo, a
torto e commettendo un grave errore, s’è ritenuto giusto adattare noi stesse a
questa logica. Quindi abbiam smesso di chinare la testa, di acconsentire tacitamente,
di rinunciare alle nostre aspirazioni. E non è un male. Ma il male è la
direzione che abbiam intrapreso scrollandoci di dosso stereotipi secolari. Perché
abbiam cominciato a pensare di dover assumere atteggiamenti tipici dell’altro
sesso,per farci ascoltare. Mentre non è così che conquisteremo la fantomatica “parità”.
Parità non vuol dire omologazione. Parità non vuol dire
essere meno donna e più uomo. Parità dev’essere sinonimo di pari opportunità,
di pari rispetto e dignità, di pari valore, di pari considerazione, senza
annullare la diversità che ci contraddistingue.
Perché per me il guaio è proprio questo: annullare la
diversità. Non è annullando quel che ogni donna è, che otterremo apprezzamento,
riconoscenza, valorizzazione,ammirazione. Ma promuovendo il rispetto dell’altro,
per la sua irripetibilità. Uomini e donne sono degni di rispetto e
apprezzamento per quello che sono. Non perché uno dei due sessi vince sull’altro.
E’ l’orgoglio di essere donna o uomo che dobbiamo,come madri, sorelle, fidanzate,
amiche, promuovere. È a questo che dobbiamo educare i bambini, i giovani, ma
anche gli adulti. Uomini e donne. Perché non son solo gli uomini a veicolare
pregiudizi e stereotipi e preconcetti sulla differenza di genere.
Oggi è la festa della donna. Nessuno ricorda il perché di questa
festa. E tutti si affannano a promuovere
feste con annessi spogliarelli maschili (come se noi donne non potessimo festeggiare
in mancanza di un torso nudo o un maschio qualsiasi).
C’è poco di che festeggiare, in verità. C’è ancora
tantissimo da fare. Donne e uomini,perché dovremmo farlo insieme.
C’è ancora molto da fare perché una donna non sia sempre e
comunque considerata oggetto a disposizione dell’uomo. Una proprietà
indivisibile e incondivisibile. Che genera violenza quando la si perde.
C’è ancora molto da fare, affinchè una donna non venga
colpevolizzata se oltre all’essere madre vuole comunque lavorare e aspirare a
qualcosa di più nella vita.
C’è ancora molto da fare perché ogni donna non sia “costretta”
a scegliere tra maternità e lavoro.
C’è ancora molto da fare affinchè una donna non sia una “femmina”.
C’è ancora molto da fare affinchè la differenza di genere
non divida i sessi in chi è fragile e chi è forte, in chi è debole e in chi è
coraggioso, in chi vale e in chi non vale. Affinchè essere deboli non sia
sinonimo di un difetto da nascondere, o un insulto o una colpa o un’accusa.
C’è ancora molto da fare affinchè la donna non sia solo un
paio di gambe e la sua intelligenza il frutto di quel che ha tra le gambe.
C’è ancora molto da fare affinchè il sinonimo tra i sessi
non diventi omologo e la differenza non diventi una barriera.
E dobbiamo farlo tutti. Uomini e donne.
Se vogliamo donne che non si sentano sole e incomprese,
uomini provate a capirle. Non a comprenderle,perché non potreste fai, come noi
non potremmo comprendere voi. Se
riconoscete che siamo persone, come voi, che siamo esseri umani, come voi, con
tutti i limiti tipici di ogni essere umano (oltre quelli propri di ogni
genere), non serve molto per capire che sì, siamo bravissime a far tutto, siam
bravissime a barcamenarci tra mille impegni diversi, sì siamo bravissime a far
più cose contemporaneamente, ma che questo non deve diventare un handicap. E’
una nostra qualità, ma se la riconoscete con un tono colpevolizzante, diventa
un qualcosa che ci si ritorce contro. Non serve molto per capire che anche noi
abbiamo una resistenza umana limitata allo sforzo e alla fatica, come voi
uomini. Il livello varia da persona persona, con una certa variabilità anche
intra-genere. Non serve molto per capire in cosa potete aiutarci ed esserci
complementari (che non vuol dire completarci..).
Sì, la natura ci ha create con la preziosa possibilità di
dare la vita. Di questo potete essercene grati e grati alla natura. Ma non
sorridendo e lasciandoci sole quando abbiam più bisogno, perché “è una cosa che
riesce solo alle donne”, “perché la natura ha voluto così e quindi bisogna che
vi rassegnate”. Non potete partorire al posto nostro e non potete allattare al
seno al posto nostro. Ma al di là di questo potete fare molto. Non imitandoci,
non cercando di fare da madre. Siete padri, siete uomini, fate tutto quel che
potete da uomini. E con la premessa necessaria di esser convinti che non ci
sono “cose da femmine e cose da maschi”, al di là di quello che la natura ci ha
dato (e se controllate bene,son poche le cose veramente naturali). Cambiare i
pannolini o allattare al biberon o giocare col proprio figlio/figlia,
ascoltarlo, accudirlo quando sta male e tanto altro, son tutte cose che posson
fare sia uomini che donne. Ognuno secondo il proprio modo di fare ed essere. E
in questo, occorre dirlo, noi donne dobbiam sforzarci di lasciar fare, di non
pretendere che facciano o siano come noi, di incoraggiarli e di fargli capire
che non è una cosa di cui vergognarsi. I ruoli ci sono ed è bene che ci siano.
Ma è bene anche sapere che i ruoli non sono fissi e determinati dal sesso. Men
che meno sono “naturali”.
Se vogliamo che le donne non siano solo corpi che camminano,
promuoviamo rispetto del corpo e dell’altro. Anche noi vediam un bel corpo
maschile ma non ci sognamo di averlo con la violenza. E la violenza non è
connaturata nel maschio.
Se vogliamo che le donne siano apprezzate e stimate per quel
che sono, dobbiamo promuovere il rispetto per la diversità. Diversità come
valore e non come una dicotomia tra vincitori e vinti, tra chi è il più forte e
chi non lo è. La diversità non è un difetto, un qualcosa da disprezzare.
E lo ribadisco, dobbiamo farlo tutti. Uomini e donne. Perché
non è raro trovare donne che additano altre donne come arriviste o pessime
madri o egoiste se non concepiscono la maternità come abnegazione, se non
rinunciano al lavoro pur non avendo necessità economiche; egoiste e donne a
metà se non hanno figli o non ne vogliono; delle poco di buono se si vestono in
un determinato modo; colpevoli di aver istigato alla violenza maschile ecc. Anche
noi donne abbiam molto da fare perché tutte le donne siano “uguali” e abbiano
gli stessi diritti, molto da fare per spogliarci di vecchi pregiudizi e di una
educazione improntata al sacrificio totale giustificato con una presunta
naturalità. Abbiam molto da fare per imparare ad educare i nostri figli al
rispetto per la differenza di genere, evitando di etichettare, evitando di
prospettare al figlio maschio l’antitesi della virilità nella “femminuccia”.
Come possiamo aspettarci che nostro figlio, un possibile futuro marito, futuro
fratello, possa rispettare l’altro per quello che è, nella sua differenza, se
noi per prime li educhiamo alle antitesi negativo/positivo? Denigrando le donne
e veicolando il messaggio che siam fragili, deboli, limitate?
La frase che sento pronunciare spesso dagli uomini è che “abbiam
voluto la parità”. E’ una frase che ci colpevolizza. Come se voler rivendicare
diritti e riconoscimenti, sia una colpa. E in virtù di questa colpa molti si
esimono dal collaborare, dal supportare, dall’incoraggiare, perché, dicono, con
loro non è successo e poi, l’abbiam voluto noi. E’ una frase che mi dà di che
pensare e che dovrebbe far pensare anche gli uomini. Quegli uomini che si
dichiarano sostenitori della parità dei diritti, di trattamento e così via. Si dovrebbe
pensare al fatto che abbiam dovuto chieder noi un riconoscimento piuttosto che
averlo spontaneamente dal mondo maschile.
Con questo non voglio passar io dalla parte di chi colpevolizza. Ma far
riflettere i molti sostenitori maschili, che è proprio il fatto di averlo
voluto noi e il ricordarcelo in quel modo a farci capire che non è mai stata
una cosa condivisa e accettata dal mondo maschile. Si può, comunque, far
qualcosa in tal senso. E basterebbe il semplice quanto difficile riconoscimento
del rispetto che si deve ad ogni essere umano, non meno di quello che
tributiamo agli esseri viventi in generale.
Non dico che sia semplice. Perché non lo è. E non dico che
devon essere gli uomini, da soli, a sentire di doverlo e volerlo fare. Se noi
donne non rispettiamo l’altro e ci abbassiamo a sposare logiche sessiste, non
facciam passi in avanti.
Non abbiam bisogno delle “palle” per essere forti, lo siamo
tranquillamente senza. Così come un uomo non è forte perché le ha, ma lo è
anche senza. È un modo “figurato” e metaforico di dire, ma la concezione che
sta dietro, è quella che deve cambiare. In entrambi i sessi.
Ele,....io festeggio in virtu' di quello che mi sento.., se dovessimo dar peso all'origine delle feste.., eh beh..allora non si dovrebbe festeggia' nulla a partire dal Natale...Pasqua...
RispondiEliminaIo mi sento in quel di' di festeggiarmi,...ma non perche' mi ricordo di esser donna solo l'8 marzo....^_^ cavoli.., non so' mamma..., so' single ..., quindi lasciatemi l'8 marzo che solo quello posso festeggia'! aahahahah
per le altre cose.., beh...di fondo c'e' il concetto di societa' maschilista.., e quello lo sradichi solo con LA LOBOTOMIA!
......Che si deve fare? ..mi basterebbe il rispetto...., e non solo mostrato nella speranza di "averla" ......ma sempre....costantemente.....
Chi vivra' vedra'....^_^ per intanto.., W LE DONNE!!
Ma il Natale e la Pasqua ce l'hanno il motivo valido e forte per essere festeggiati.Proprio come la festa della donna.Sono tutte feste per ricordare un avvenimento.Tu puoi festeggiarlo come vuoi.Spogliarello compreso,se ti va.Io non ho bisogno di un uomo per festeggiare,nè dell'otto marzo.Dico che è una festa commerciale,per vendere mimose e mandare sms stupidi e di circostanza.Questo è diventato.Ma non è per quello che è nata.E se io come donna mi piego alle logiche consumistiche e maschiliste dello spogliarello,allora dopo non devo lamentarmi se mi valutano per come io valuto l'essere donna.Semel in anno lecit insanire(una volta l'anno è lecito fare pazzie)ma è riferito al Carnevale;-)E' proprio per l'origine che si deve ricordare. Festeggiare è una usanza che è venuta dopo. Natale e Pasqua comprese.Eh..Anna,basterebbe il rispetto sì.Perchè se c'è quello a fondamento,il resto viene da sè,come diretta conseguenza.Ma è una cosa difficile.Difficile per entrambi i sessi,però.PS: il rispetto nella speranza di averla,non è rispetto è un "aspetto"(dal verbo aspettare).E se penso che molti neppure in quel frangente sono rispettosi..beh..
EliminaMi piace il tuo pensiero, è vero c'è ancora tanto da fare, ma sono pessimista a riguardo, vedo che invece di andare avanti andiamo indietro.
RispondiEliminaSpero di sbagliarmi di vero cuore.
Un abbraccio cuginetta ;)
Oh Meli..io sono pessimista/realista di natura.Per me non mi aspetto grandi cose,per questo spero in meglio per le future donne di domani. Spero,perchè in altri Paesi europei qualche diritto in più le donne ce l'hanno..E poi dobbiamo tirarci su le maniche e darci da fare,senza diventare maschi anche noi.Un abbraccio anche a te cuginetta!:-)
Elimina:)
RispondiEliminaSognatrice
a bordo