sabato 11 agosto 2012

Di quando..in estate..si usciva con le "zoccole"in pigiama..per strada..



Che Meli fosse strana, ormai, ne eravamo convinti tutti. Più o meno. Veniva dalla "città" e quindi era come un cane in mezzo a una comunità di gatti..o una roba del genere..
Che fosse strana lo si avvertiva guardandola.Aveva gli occhiali grandi, tondi, come quelli della Mondaini.
Cinque sorelle. La più piccola Meli.
La mamma di Meli era strana anche lei. Perchè cittadina, ovvio.
Grande parlatrice, un vero intrattenimento gratuito e una simpatia frizzante, una furibizia senza pari e tanta tanta voglia di lavorare.
Qualsiasi cosa si facesse in casa sua, la si giustificava quasi sempre con "..eh..sò strani..ma vengono dalla città..è normale per loro".
Noi eravamo i "campagnoli", quelli del paese di provincia. Abituati ad altri ritmi, a chiuderci in casa e a non dare troppa confidenza. A farci gli affari nostri e a stendere i panni rigorosamente di notte per ritirali la mattina presto.
Loro no. Loro banchettavano sul balcone. Anche noi lo facevamo, ma eravamo "discreti". Loro no. Quando si pranzava, come minimo potevi trovarci dieci persone..oltre i sette della famiglia.
Si festeggiava sempre e alla grande, in casa di Meli. La musica alta..gli invitati..la parentela..tutti parlavano rigorosamente ad alta voce, come a voler far sapere a tutti quel che si dicevano.Una vera manna per i "giornali"del paese..che non dovevano farsi venir il torcicollo e l'orecchio piatto o l'occhio miope dietro la tapparella abbassata anche in estate.
Ed era estate quando Meli attuò una vera e propria rivoluzione: la rivoluzione del pigiama.
Da noi s'usava che per uscir di casa ci si doveva vestire quasi di tutto punto, difficilmente trovavi una casalinga senza grembiule pulito uscire per buttar la spazzatura o affacciarsi al balcone per rispondere al postino o scendere in strada a comprare il pane.
Quella mattina Meli doveva comprare il pane, erano le 11 e il furgoncino del pane con il solito antipatico clackson s'era fermato alla fine della stradina davanti casa. La processione delle casalinghe portafoglio in mano, era appena cominciata quando lei fa la sua comparsa: una forcina nei capelli scuri..gli occhialoni tondi..e il pigiama. Vedere Meli col pigiama, camminare con naturalezza e avanzare salutando le donne, verso il furgoncino, è stato uno spasso.
Ai piedi aveva "le zoccole",che noi non usavamo dire gli zoccoli..quelli se li mettono ai piedi i montanari. Noi, all'epoca, usavamo le zoccole, col tacchetto. Io le avevo con la fettuccia rossa. Erano di legno dure come le pietre, ma a dieci anni ti sentivi una donna con quelle ai piedi.Specie se facevi rumore camminandoci.
Meli le aveva azzurre.E azzurro era il pigiama, un pò calato, un pò slabbrato, la maglietta coi "pelucchetti".
Prende il suo filoncino di pane e due pizzelle fritte e se ne torna a casa salutando le vicine. Che hanno subito ribadito "..eh..è della città è normale..lì si fa così..non ci fanno caso..".
Per noi bimbe fu una cosa strabiliante. Saremmo morte dalla vergogna, noi, a uscir così di casa. Il pigiama? Per dormire, solo per dormire e al massimo te lo vedeva la mamma e il medico se stavi male e veniva a visitarti a casa (e nell'occasione mamma ti metteva il pigiama buono,senza pelucchetti).
Il giorno dopo, ai muretti, ne parlottavamo giocando con le barbie. Avevamo deciso che se Meli poteva uscir in strada col pigiama, nessuno avrebbe detto di no a noi altre. (Meli era una particolare, un quasi mito, era riuscita a far parlare di sè e a scombussolare le casalinghe.)
Il guaio era superare il senso di vergogna.
Ognuna di noi sarebbe scesa in strada con il pigiama buono e le zoccole,a prendere il pane o a ritirare la posta al posto della mamma.
Il guaio era convincere le nostre mamme a rimanere in pigiama fino alle 11..Perchè in città si sa, restano in pigiama tutto il giorno e non ci fanno caso, da loro è normale.
Ma al paese no, al paese esci dal letto che sei già mezzo vestito.
Uscir in strada col pigiama era come mostrare le mutande a tutti, era come lavare i panni sporchi gridando da un megafono, era come uscire nudi..Una vera impresa, insomma.
Ci siam riuscite, alle 11 di quel mercoledì mattina di luglio..o almeno pensavamo di sì.
Avevamo deciso di svestirci appena avremmo sentito il furgoncino e saremmo scese in strada di corsa a suon delle zoccole ai piedi col rischio di prendersi una storta clamorosa.
A Ila la mamma la fermò che era quasi arrivata al cancello, a Fede ancora prima di scendere le scale, e mia madre a tre passi dalla via,urlandomi dietro "Lellaaaaaaaaa dove vai col pigiama e le zoccole????!!!!".
Mi sono fermata, rossa per la vergogna, cavoli ero veramente in pigiama davanti al cancello di casa??
Meli era al furgoncino, Rita accanto a lei col pigiama..le casalinghe col grembiule buono e il portafoglio in mano:"vabbè..sò frichine..che je fà?".
Da quel giorno in poi niente fu più lo stesso. Se volevamo scendere in pigiama le nostre mamme accondiscendevano..le zoccole ai piedi e l'aria delle "donnine". Ma provammo poche altre volte..certe vergogne sono dure a morire..
E quando la vergogna infantile svanì, di lì a un paio d'anni, subentrò il pudore femminile. Avevamo sviluppato tutte, eravamo diventate grandi, non era più tempo di zoccole ai piedi e pigiama, di barbie ai muretti e risatine.
E quando la famiglia di Meli se ne andò portandosi via la ragazzina con gli occhiali tondi, il paese sembrò tornare ai vecchi ritmi..ma in fondo eravamo cambiati, tutti. Forse, eravamo diventati un pò più strani..più cittadini..

A Meli che oggi ha 34 anni, quattro figli e gira ancora in pigiama per la città..


12 commenti:

  1. http://www.youtube.com/watch?v=X2nQWeD1JUY :P

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    1. nooooo Tony Tammaro noooo..ehehehehe...ma come ti viene in mente..:-D

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    2. "le zucculill'" (o come se scrive non so) ai piedi... :P

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  2. Bello, molto bello... mi sono immaginata tutto.

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    1. :-)Grazie..io scrivo per come lo ricordo..ma poi subentra sempre l'occhio del "senno di poi"..:-)

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    1. Eh..sì..non c'è giorno in cui non mi sovviene un ricordo...:-)

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  4. fantastica..... ahahahha, si ho ricordi verosimili, ma vissuti al contrario (ridente e microscopico paesino umbro).
    Quelli della città... io mio fratello, puntualmente chimati dai ragazzi semplicemente "i romani/o", dagli adulti quando volevano evitare di chimarci per la città di apparteneza ci chiamavano con il cognome di mia madre.... :)
    Ricordo benissimo il furgoncino del pane... che suonava (e per noi strani cittadini ... quella era veraemtne la sveglia... se la sentivamo) :p
    E la domenica? .... li era l'apotesi del cittadino strano... uscita della messa, tutti vestiti di tutto punto, dal bambino al vecchio centenario (ve ne era uno... e viveva con il fratello di 94 anni), gli strani?... Gli strani erano seduti ai tavolini fuori del bar vestiti in calzoncini o jeans cordi (quelli vecchi tagliati), magliette di cotono allucinanti... e ciabatte ai piedi... naturalmente a far colazione alle 12,00 :p

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    1. :-)grazie..In effetti a rigor di logica dovrebbe essere come nei tuoi ricordi...qui,invece, i cittadini erano strani perchè molto più espansivi..meno "vergognosi"...La domenica,hai ragione, c'era l'apoteosi del "vestito buono"..la fiera della vanità..E ancora oggi,sai?Lo notavo giusto domenica..una delle vedove del paese,che prima vestiva sempre in modo dimesso..da quando è diventata vedova,ha potuto,finalmente,vestir in modo un pò più "frizzantino"..brioso và..Belli i jeans tagliati..sfilettati..le magliette..le infradito stile brasile multicolor..Ps: la colazione alle 12..qui..la fan i cittadini..quelli che vivono in provincia..noi paesani la facciam presto e a casa..coi dolci di mammà..(però c'è chi s'è "civilizzato" e ha cominciato a frequentare il bar del paese...che...va beh..ne parlerò in un altro post ;-)

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  5. bravissima Meli! lei si che ha capito tutto dalla vita! io vivo in pigiama ma il coraggio di uscire non ce l'ho mai avuto.. non so se mia madre me lo avrebbe mai proibito, ma boh. ora è meglio che mi vesta :)

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  6. Troppo troppo bello questo post :) Ma questa Meli l'ha letto?

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