mercoledì 27 marzo 2013

Ricordo



Ieri ho visto un bimbo. Avrà avuto due anni. 

Capelli ricci ricci e due occhioni che non ti dico. 
E son caduta in un vortice di ricordi. 


Ho pensato a te. 


Ho pensato alle tue manine...al tuo sorriso...ai tuoi occhioni dolcissimi..alla tua risata contagiosa. 


Riesco a ricordare il tuo odore buono...i ricci fitti fitti dei tuoi capelli..dovevamo tagliarteli a zero in estate.. lasciarli crescere non era proprio il caso! Un cespo fitto fitto impettinabile e impermeabile! 


Ricordo quando non volevi che ti tagliassi le unghiette dei piedini…allora io te li mordevo..ti facevo il solletico e ridendo potevo tranquillizzarti..inventare storie su ogni ditino..e ti lasciavi far tutto..tagliare le unghie..pulire il nasino…le orecchie dopo il bagnetto..


Ricordo ogni notte in bianco..quando sei arrivato, sai, eri così piccolo e gracilino, sempre una febbre..il raffreddore perenne...facevi fatica a respirare..Così ti facevo dormire con me nel mio letto. 
“Non si fa. Non puoi.” Mi dicevano. Ma io dovevo metter una mano sul tuo petto e sentire se andava su e giù..il respiro del tuo nasino o se ti si scaldava la fronte..
E’ stato difficile quando poi è arrivato anche C. che aveva solo qualche giorno di vita.. e anche lui con qualche problemino..Dormivo con te a sinistra e lui a destra nella culla, una mano per ognuno di voi.. 
E un orecchio teso agli altri "fratellini". 
C’era sempre chi si svegliava urlando..per un brutto sogno...tu aprivi gli occhi..C. si agitava nella culla..Poi sorridevi e tornavi a dormire...eri un bimbo così buono...

Ricordo quando in estate abbiam provato a toglierti il pannolino..eri grande abbastanza e faceva caldo..ma io ero preoccupata che potessi raffreddarti! 

Ora non ridere..Tu e D. eravate grandi abbastanza, vi dicevo, per andare al bagno senza dover fare la pipì nel pannolino. Era buffo vedervi camminare impacciati come se foste lì a muover i primi passi..Ricordo quando con un sorriso gigante sei venuto da me e mi hai detto che eri riuscito a far la pipì come un bambino grande, il mio ometto..


La palla..la palla era il tuo gioco preferito, ne avevi una arancione che non lasciavi mai..ma riuscivi a giocarci anche con D. e gli altri amichetti..senza  perderla di vista a ogni rimbalzo....
E palla è stata la prima parola che hai detto,sai? Pallllla con tante elle…E non ti dico che festa! A me son usciti i lacrimoni, ti ho preso in braccio e son corsa per  casa a dir a tutti che avevi parlato,che avevi detto “palllla”…sì, mi guardavano come se fossi pazza..ma era un quasi miracolo. Non avevi pronunciato neppure una sillaba dal giorno in cui eri arrivato,sai? Eri piccolo..era normale..



La seconda parola è stata “mamma”. E non pensavo avesse mai potuto avere un suono così dolce e così straziante a un tempo stesso. 
“Non puoi. Non si fa.” Mi avevano detto. E non ero stata io a pronunciarla, ma tu. A me.
"Mamma!" mi dicevi ed io rispondevo "No.." toccandoti il nasino...allora tu col tuo sorriso grande mi urlavi "Mamma Enana!"ridendo...

Non ero la tua mamma e non potevo esserlo. 

Conoscevo tutte le tue allergie, i tuoi piatti preferiti, dove avevi ogni singolo neo, il vortice dei tuoi ricci..conoscevo il tuo modo di camminare e respirare..sapevo riconoscere dal suono del tuo respiro se stavi covando un raffreddore e occorreva l’aerosol..se era solo allergia..sapevo come e quale tipo di crema massaggiarti dopo il bagno perché la tua pelle non si screpolasse..come mettevi i piedi quando camminavi, come stringevi la matita colorata quando disegnavi...il tuo gioco preferito e le tue canzoni preferite...sapevo come convincerti quando non volevi svegliarti la mattina e come farti addormentare la sera..sapevo come cullarti quando stavi male..riconoscevo il tuo pianto o la tua risata nel vociare degli altri bambini...sapevo quando potevo farti giocare tranquillo e quando dovevo vigilare..Mi sentivo quasi mancare quando cadevi o ti facevi male..
Ma non ero la tua mamma e non potevo esserlo.
E non sai quanto avrei voluto.

Poi la tua mamma è arrivata. E ti ha regalato una palla nuova,bella, grande e leggera, così potevi giocarci senza fatica. Hai sorriso, ricordo. Sei venuto da me, mi hai fatto vedere la tua palla nuova e poi sei andato con lei. Una mamma che ti voleva quanto me, se non di più. M'è piaciuta,sai?La tua mamma. Era allegra e frizzante..una mamma sprint..in pochi mesi ha preparato una cameretta tutta per te..comprato un pigiamino nuovo..fatto una festa per presentarti a tutta la famiglia..

Quando sei andato via era sera, poco prima di cena..la tua mamma era felicissima..non vedeva l'ora...io piangevo come non mai..mi son asciugata le lacrime e ti ho stretto forte...ti ho dato tanti baci sulla fronte e sulle guanciotte..ho ricordato alla tua mamma il tuo piatto preferito..come ti piaceva dormire..cosa fare quando avevi difficoltà a respirare...

Sei venuto a trovarci altre due volte..l'ultima avevi cinque anni..la tua mamma ci disse che voleva darti una sorellina o un fratellino...Eri cresciuto..tanto..eri altissimo..facevi sport e tante..tante altre cose..eri felice..un sorriso bellissimo, il tuo. E quello della tua mamma.

Oggi compi sedici anni. Sei un ragazzo ormai. Hai ancora i ricci aggrovigliati ma morbidi di quand'eri piccolo? Chissà come son diventate le tue mani..e quanto sarai alto..come sarà cambiato il tuo nasino...e i tuoi piedini.. chissà se ti piace la scuola...se giochi a calcio...se hai una ragazza...(da piccolo,sai,ne avevi due..ehehe...L. e S. ...stravedevano per te..)..

L'importante è che tu sia felice..e che sorridi ogni giorno...


9 commenti:

  1. Spero lo legga :) E' proprio un bel post.. Ma se posso sapere, come mai l'hai ''tenuto'' i primi tempi? O forse ho capito io male

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    1. Io spero di no..per certi versi..:-)Grazie Bacato:-) Ho lavorato e vissuto in una casa famiglia per qualche anno (diciam abbastanza anni..) e lui è stato uno dei primi bimbi piccoli che ho "cresciuto".:-) Prima che venisse adottato:-)

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  2. posso solo immaginare la sofferenza dell'allontanamento di un figlio che senti "anche" tuo...questo dimostra, oltre al fatto che sei una bella persona, che non serve necessariamente mettere alla luce un bimbo, per accudirlo con lo stesso amore di una madre biologica. spero anche io che adesso sia un ragazzetto felice, e magari un giorno vi ritroverete :)

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    1. Oh Pier..alle volte lo sogno,di riabbracciarlo..ora sarà un gigante..se penso a com'era alto a cinque anni..:-)Sarebbe bello sapere com'è la sua vita..soprattutto spero sia felice.Non era vera sofferenza..in effetti una delle prime cose che una educatrice deve imparare è a non legarsi e coinvolgersi troppo emotivamente..ma sfido io..con tutto quel che si vive..occorre un cuore di latta..Tristezza perchè sapevo che non l'avrei rivisto nè saputo dove sarebbe andato a vivere e come..(anche se la mamma e il papà erano veramente splendidi)un briciolo di sofferenza,perchè avrei voluto crescerlo io..ma non si può.Però son stata felice,le volte che ci è venuto a trovare,di sapere che stava bene,che cresceva,che era un vulcano di bimbo,che sorrideva e faceva mille cose..che,soprattutto,aveva una famiglia tutta sua.

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    2. Dimenticavo..sul biologico o no, ho sempre pensato che l'istinto materno non esiste,ma si acquisisce quando diventi madre. Che sia biologicamente o meno.E non tutte,ahimè,lo acquisiscono. Genitori si diventa,credo,a poco a poco.C'è differenza,indubbiamente,tra genitori biologici e non. Ma credo che sia minima. E che il legame di sangue,da solo,non basti.

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  3. dedicare amore, anche quando è sofferto, è poesia...

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    1. Grazie Patalice:-)Non credo sia poesia..è solo un ricordo...coi lacrimoni..misti a nostalgia e speranza.

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  4. La forza dei genitori, veri o putativi che siano, è riuscire ad essere felici quando i figli lasciano il nostro nido per crescere. Nonostante la tristezza invitabile del distacco

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    1. Sai Old?Mi hai fatto venir in mente una poesia che tenevamo a memento in aula, a scuola, e all'entrata delle camere. Non la ricordo bene, ma rendeva l'idea di figli come uccelli che si spiegano in volo. Noi dobbiamo aiutarli a prendere il largo,come barche,fornendo loro le vele. E non delle ancore ma un porto sicuro dove tornare nella tempesta,pronti per riposare e riprendere il largo verso la loro vita. Ho pianto perchè avrei voluto crescerlo io.Egoista sì.Ma ero felice che avesse avuto la fortuna di due genitori che lo volevano così tanto e che,soprattutto,lo volevano per quello che era,così com'era. E nelle adozioni,credimi,non è così scontato.

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