mercoledì 2 aprile 2014

.....


Te in bicicletta. E' l'immagine che pesco dai ricordi, appena mi soffermo a dar loro un pò di aria.

I bambini ti prendevano in giro,con la loro spietata, cruda, cattiveria infantile priva di coscienza e rimorsi. 
Anche quelli più grandini non perdevano l'occasione. Ed a loro qualche lezione sarebbe stata giusta darla.

Da grandi si son ravveduti.
Ma regna ancora tanto sgomento, tanto disagio, e tanta indifferenza..

Era tantissimo tempo che non ti vedevo. 
Mai avuto un contatto più stretto di quel giorno. 
Avevi solo qualche capello bianco. E la bici con cui giravi,ora, era ferma contro il muro dietro casa, incastonata nella terra, arrugginita. 

Mi son messa in testa di toglier via tutta la patina rossastra e di lucidarla, cambierò il sellino e magari...

Non uscivi più. Il tuo mondo erano le quattro mura di casa, il giardino, il tuo angolo di campagna. E la tua mente sconfinata, piena di ricordi e strane associazioni. 

I primi tempi non sorridevi, completamente assorto nei meandri del tuo cervello intelligentissimo.

Sul muro in camera c'è appesa una cornice sbiadita, racchiude la foto di un bimbo in bianco e nero dal sorriso largo, grande, pieno come il sole. Lo sguardo vivo e attento, in mano una matita, indosso un grembiule. 
Incredibile..come la vita e le sue torture..possa cambiarti...
Dicevano che eri il più intelligente, un bimbo curioso, tifoso della Juventus e amante dei motori: da grande volevi fare il meccanico. 
Son sicura che lo saresti diventato.

Ci son voluti due anni perchè tornassi a "guardare" un pò la televisione,prima condannata al silenzio. Ancora oggi il suo rumore ogni tanto ti infastidisce. 

Il sorriso sul tuo viso, ancora largo e ancora grande, ci ha meravigliati tutti. 
E' stato il primo spiraglio. 

Dicono che bisogna capire qual è la chiave giusta per aprire la fortezza. 
Difficile,sai?
Si va a tentoni. Poi, quando meno te l'aspetti, una cosa apparentemente banale, fa scattare il chiavistello e puff..qualcosa sembra filtrare fuori.



Fare una passeggiata. Erano anni che non ne volevi fare una. Fuori dal tuo mondo tranquillo. 
Avevo il timore angoscioso di farti del male. Ero però determinata a provare. 

"C'è il sole..se ci copriamo e ti metti il berretto secondo me possiamo fare una passeggiata..che ne pensi?".

Per anni nessuno ti avrebbe mai parlato,nessuno. Molti avrebbero continuato,come alcuni ancora fanno, a parlarti addosso, attorno, sopra, vicino..come se tu "non fossi lì". 
La tua intelligenza di colpo era un ricordo nella memoria degli altri. Il tuo silenzio ti rendeva "stupido". 
Invece è solo concentrata, tutta protesa in dentro, apaticamente incapace di aprirsi a cose poco interessanti. Ogni tanto fa capolino da dietro il tuo sorriso e un tuo breve cenno e poi puff!! se ne torna lì dove si sente al sicuro.

Da piccola, mentre giravi in bici, pensavo tra me e me che il tuo sorriso fosse di quelli imperturbabili, indifferenti alle parole sputate dalle bocche stolte dei ragazzi e degli adulti: la tua intelligenza era ben al di sopra di simili sciocchezze. L'aria sul viso, il sole davanti agli occhi e il senso di libertà che dava pedalare, per te erano la sola cosa presente in quel momento. 

La prima volta che siam usciti dal cancello di casa, il mio cuore batteva forte. Sul viso avevo uno strano sorriso ma dentro tremavo tutta. 
I tuoi piedi hanno preso a camminare..e non ti sei fermato..
Ero riuscita a farti oltrepassare l'uscio di casa...ed ora il pensiero di non riuscire a portarti dentro si faceva angoscia. 




Sul finire della via, quasi un chilometro dopo, ti sei fermato, senza spegnere il sorriso dal tuo volto, hai detto
"ora andiamo a casa". 

Ci son giorni nei quali arriviamo al laghetto vicino, quello in fondo agli orti che tua madre e tuo padre coltivavano..oltre gli ulivi che ora guardi dalla finestra.
Ti fermi ad osservare la tua casa da lontano, io ti parlo,come sempre. Parole calme, semplici..qualche ricordo..
A te basta guardare la tua casa da lontano e poi voltarti e tornarvi pian piano..

Ci son persone che a sentir pronunciare il nome di quel che ti tiene chiuso in un abbraccio muto, tremano al punto da scappare via. Come la dottoressa che ti visita ogni tanto. 
Ti confesso che avrei voluto mollarle un pugno in pieno viso più volte. Da un medico certe cose non me le aspetto.
Ma l'ignoranza,si sa, va ripagata ignorando.
Sorridendo come fai tu.
Ridendo sotto i baffi per le strane associazioni che un viso suscita in te.

Ah!! Che pena mi fanno..queste persone...non sanno quanto sia bello..quando dici "buongiorno" o "grazie"...quando mangi di gusto e dici "ancora"...quando sorridi davanti a un film di Totò...quando guardi assorto un telefim d'azione...quando rispondi a una persona che hai visto solo qualche volta,per telefono..sorridendo..
..quando il tuo legaccio si allenta e lascia che noi, da fuori, possiamo abbracciarti.

15 commenti:

  1. Bello.
    Mi hai ricordato un servizio visto proprio ieri sera.... in tv... non so è lo stesso argomento, ma mi vine sempre più voglia di informarmi di una cosa che conosco poco.
    Grazie, per questo tuo racconto.

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    1. Prego :-) Non so a quale servizio ti riferisci..ma forse ha a che vedere con quel cui accenno nel post. :-)

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  2. Sei bella da leggere. E bella da vedere. Vale più di una preghiera e di mille messe mettersi in gioco, in ascolto, al passo. Perché c'è da ascoltare, da percepire, da guardare, da concedersi per riavere un qualcosa di ritorno simile ad un'eco. Che ci appartiene però. E ci apparterrà.

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    1. Credo che se ci si mette in ascolto degli altri, si riesce sempre ad avere qualche dono inaspettato. E non fa male. Alle volte è straziante,il senso di impotenza. Ma l'importante è sperare e tentare.Pregare non fa male,però.

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  3. Ele, il post è molto bello, intenso.
    Non so chi sia la persona di cui parli, né che tipo di problema abbia avuto... ma il concetto è estendibile a tutti noi, perché tutti spesso siamo estranei e altrettanto spesso ci ingabbiamo...

    Moz-

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    1. Grazie Moz. :-) La persona di cui parlo è un mio familiare,non stretto, ma molto caro.A tutta la mia famiglia.Diciam che ora fa parte della nostra famiglia,visto che vive con noi.Spesso ci estraniamo,vero. L'importante è non chiudersi troppo in se stessi. Alle volte curvarsi in dentro per ascoltare se stessi è solo una difesa e un aiuto. Ma non deve chiuderci alla vita e al mondo,nonostante le sue brutture. Ahimè,non siamo tutti uguali e certe "torture"colpiscono profondamente chi è più sensibile.

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  4. è un post così come lo hanno definito gli altri: bello.
    una pagina di vita dolce, amara, sentimentale ma acqua fresca.
    mettere la testa sotto la sabbia, come gli struzzi, non mette ne toglie, banalmente, lascia sospesi troppi ostacoli, che andrebbero saltati... mai evitati.
    autismo. malattia. diversità, non clausura, non derisione.

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    1. E' una diversità che si conosce poco. D'altronde ce ne son di così tanti tipi che non puoi non sentirti impotente e confuso.Spiazzato. A me infastidisce,seppur dovrei comprendere forse,la paura di persone che per professione dovrebbero essere "pronte". Specie se il "malato" è più innocente e innocuo di un bambino. Difronte alla malattia mentale,la paura è paura dell'imprevedibilità e dell'ignoto,comprensibilissimo.Ma io a certe reazioni,reagisco malissimo. La derisione,per molti,a quei tempi,era dettata da ignoranza. Da grande si è trasformata in pietà. Io,invece,la associo a omissione e colpa,loro.Ma..è un'altra storia.

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  5. un post struggente tutto cuore e anima... ma in fondo siamo noi no?...

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    1. Sì, siamo noi :-) impastati di questo e altro...

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  6. Un pezzo davvero commovente, Ele. Non dico altro, mi hai tanto colpito.

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  7. Ogni volta che passo di qui trovo sempre tanta tenerezza :-) brava Ele!

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Che aspetti?Dimmelo!

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