Ho imparato tardi ad andare in bicicletta. Avevo sette anni
compiuti.
Parlavo ancora a stentoni italiano.
I miei ricordi si son fermati a due istantanee.
La bici rossa e Gualtiero.
Gualtiero era il fidanzato di una ragazzotta che abitava
vicino casa dei nonni. Alto, capelli scuri, uno strano accento, metteva la esse
tra i denti e alle volte perfino la erre gli usciva moscia. Gualtiero era
moscio. Ma all’epoca,a me sembrava carinissimo.
Sulla bici rossa mio padre montò le rotelle. Non ho mai
capito perché una rotella era sempre,ostinatamente, più alta dell’altra.
Pedalavi sbilanciata. Ma anche con una sola rotella alla volta, ti sentivi più
sicura.
Gualtiero sostava perenne davanti al cancello della
fidanzata, faccia rivolta alla strada. Ed io non potevo non passargli
davanti.
Quel giorno, Gualtiero mi teneva per mano. O,meglio,teneva
la mano ferma dietro la bici. Senza rotelle. Ma avevo lui a sorreggermi. Non
potevo avere paura. Pedalavo,pedalavo. E Gualtiero era sempre lì.
Pedalavo e la sua
voce che diceva “piano,piano,non correre che non ce la faccio a starti dietro”
era sempre dietro le mie orecchie.
Io pedalavo,pedalavo
veloce.
Mi sentivo leggera, libera. Libera e leggera. Era
bellissimo. Avevo un sorriso stampato grande così. L’aria nei capelli e sulle
gambe nude sotto i pantaloncini. E tanta,tanta leggerezza dentro.
Non mi son sentita mai più così leggera come in quegli
istanti.
Una manciata di minuti dopo, ho girato poco la testa.
Gualtiero non era più dietro di me ed io pedalavo senza rotelle. Il suo profilo
era a qualche centinaio di metri dietro ed io ero sola. Sulla bici. Senza
rotelle.
Un attimo dopo ero a terra, ginocchio,mento,mani,gomiti
sbucciati.
Gualtiero mi prese in braccio e mi portò a casa dalla nonna.
Avevo i lacrimoni. Ridevo e piangevo. “Brava,hai visto?Hai
imparato,ora non ti ferma più nessuno. Ora puoi correre!”mi diceva. Ed io
ridevo. E piangevo.
Nonna versò il disinfettante verde profumato sulle ginocchia
e sui gomiti. Sempre rimanendo in braccio a Gualtiero. Ridevo e piangevo.
Quando penso alla bici, penso al senso di leggerezza e
libertà di quegli istanti. E all’abbraccio di Gualtiero.
Il primo di un uomo che non era della mia famiglia.
Un bellissimo ricordo Ele :D Ben tornata :)
RispondiEliminaGrazie Pier :-)
EliminaEhi ele!! Ti ho beccato subito visto !?!? Che bel racconto...mimsembra di vederti col tuo facciano, rossa rossa e con le lacrime tra i sorrisi...
RispondiEliminaE' tardi sette anni ??? E allora io,che ho imparato a 10 ??
A dieci anni??ehehehe Bene!! Però ha dato i suoi frutti! Io non riesco neppure a guidare un'auto!! ;-P
EliminaFaccino
RispondiEliminaChe bel ricordo.
RispondiEliminaBuona giornata cara.
Grazie cara,anche a te!! :-)
EliminaDisinfettante verde... mi sà che una volta c'era solo quello :p
RispondiEliminaQuasi quasi meto le rotelle alla bicletta (dovrei prima acquistarne una) e faccio finta che sto imparando ad andare senza..... tanto per vedere se riesco ad ottenere lo stesso effetto di legerezza che hai descritto, che non fa mai male e che poi da grandi è difficilissimo da ritrovare :)
C'è ancora! :-) Solo che ora fa solo tanta nostalgia.. :-) Beh..potresti provare ad imparare a fare qualcosa che non sai fare...magari ti dà una sensazione simile.. :-)Da grandi tutto cambia,purtroppo.. :-)
EliminaBentornata...continua a scrivere che i tuoi post mi mancavano.
RispondiEliminaGrazie Stefy! Vedremo... :-)
EliminaAdoro i ricordi di infanzia :) Bellissimo Ele. Io non ricordo molto la prima volta senza rotelle... A quanto mi han detto i miei dopo aver visto una bambina che andava senza ho preso mio padre in disparte e gli ho detto ''Toglimi queste rotelle!''
RispondiEliminaahahahahah Bacatuccio :-) Il solito.. :-) Beh..io ho solo queste istantanee..così come quando ho imparato a guidar la bici senza mani..una goduria!! ehehehehe
EliminaQuesti episodi rimangono stampati nella mente. Un bel ricordo quello che hai condiviso.
RispondiEliminaSì,ci son episodi che rimangono bene impressi. E rispuntano nelle situazioni più impensate.. :-)
EliminaEle! :) Che bello ritrovarti! :) E che leggerezza e bellezza anche questo post, non solo la bici ;) Una sorpresa davvero graditissima in questa mia domenica, sono tanto contento tu sia di nuovo tra noi :)
RispondiEliminaUn salutone! :)
Grazie Maurizio :-)
EliminaChe dolcezza! Sembra che tu abbia scritto un acquerello! Ha senso? Nella mia testa sì, e siccome c'è parecchio caos dentro, perdonami se non ce l'ha per te :)
RispondiEliminaSono appena arrivata sul tuo blog, ma sono già felicissima di leggerti :)
Passa da me se vuoi, sei la benvenuta!
Ops! Piacere, sono Gì.
Mi piacciono gli acquerelli :-) Se quel che scrivo ti evoca immagini così non posso non esserne lusingata. Grazie e grazie per il benvenuta anticipato,ricambio :-)
RispondiEliminaSono un po' in ritardo? Faccio ancora a tempo a dire che è un bellissimo modo di raccontare un bellissimo ricordo?
RispondiEliminaDolce e delicato ricordo cara Ele, quasi come se la tua vita fosse iniziata pedalando da sola, con il sostegno della prima infatuazione e la consapevolezza che saresti arrivata ovunque, anche da sola!
RispondiEliminaBacio grande e non ricordo la tua iscrizione sul mio blog ..
Sarei tanto felice di vederti unita..
Grazie
http://rockmusicspace.blogspot.it/
Ele, sei viva??
RispondiEliminaMoz-