domenica 9 dicembre 2018

se tu adesso fossi qui



Se adesso tu fossi qui, accanto a me, sotto il piumino,abbracciata al cuscino a forma di gatto regalo dello scorso Natale, ti guarderei sorridendo lieve. La tenerezza di chi guarda la persona che ama. Cercando di immaginare i sogni che fanno muovere gli occhi sotto le palpebre chiuse.

Una domenica mattina come questa ci eravamo svegliate abbastanza presto. Avevamo preso il treno nell’aria frizzantina del giorno che stava esordendo e siam andate a Porta Portese.

Avevo il timore di sembrarti sciocca o peggio stramba: una bimba che si diverte a rimestare tra i banchi in cerca di non so cosa a pochi spiccioli, come fosse una caccia al tesoro.

Di quel giorno ricordo la sintonia quasi magica di metter insieme le mani nei mucchi enormi lottando per accaparrarsi il pezzo migliore, ridendo a bocca aperta e baciandoci di tanto in tanto.

Giusto due cosette,ci eravamo dette, ne siam venute fuori con due zaini pieni comprati ad hoc in uno degli ultimi banchi. Le risate ci hanno accompagnate per tutto il giorno.

Non ricordo molto altro. Dopo il pranzo fuori credo siam tornate a casa, stremate. Ma felici. Ecco,felici.
Di quella felicità piccola ma intensa di ritrovarsi specchiata nell’altra nello stesso interesse “infantile” di comprar cose nuove.

Se tu fossi qui in una mattina come queste mi alzerei piano per non svegliarti e dopo essermi rinfrescata il viso andrei in cucina a metter su il caffè. Sorriderei della piccola abitudine d’aver imparato a farlo come piace a te: allungato con l’acqua e zuccherato al punto giusto. Non troppo caldo,né troppo freddo. “Perfetto”, come mi hai detto nella tua cucina affacciata sulle montagne, la luce che batte sui lucernai scaldandoci.

Se tu fossi qui, in una mattina come queste, quando il sole è troppo timido per uscire e  l’aria è pizzicorina, sbatterei le uova col latte e farina, ne farei dei pancake che tu diresti essere troppo pesanti per mangiarne più di uno, con la marmellata di albicocche fatte da mia madre spalmata sopra, nel piattino a fiori sopra il tavolino sul balcone di casa. La signora della casa difronte coi capelli ribelli in una tinta innaturale ci saluterebbe nel suo immancabile top rosso con sorriso sincero. Facendole da eco,la signora della gattona nera agiterebbe la mano dal balcone accanto, e la nostra immancabile e pettegola vicina, coglierebbe l’occasione per parlarti di argomenti senza senso tenendoti impegnata per almeno dieci minuti.  Mentre io mi gusto la semplice quotidianità di noi.

Se tu fossi qui, in una mattina come queste, ti saresti svegliata presto per l’unico giorno della settimana nel quale devi esser al lavoro alle 9 per gustarci a fine turno un pranzo insieme fatto di pasta asciutta dopo un aperitivo con le solite olive condite e i pezzetti di parmigiano che immancabilmente cadevano “da soli” mentre ne grattavi in una porzione generosa, con il pisolino sul divano il doppio caffè e il pomeriggio insieme tra le corsie. Mi dicevi che ti distraevo,però era bello giocare a essere complici in quelle ore.

Se tu fossi qui, ora, proverei a farti ricordare i nostri momenti felici. Per annebbiare quelli tristi. Quelli che ti hanno portato via da me.

Se tu fossi qui, proverei a crearne altri e altri e altri ancora, tenendoti per mano e dicendoti che per quanti momenti tristi avremo,  saranno solo piccole parentesi per farci godere l’abbraccio del ritrovarsi.




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