Caro G,
le lettere non fanno sempre al caso.
Ti ho sentito vicino spesso.
Quando ho attraversato momenti difficili, o quando mi hai messo in guardia da persone che avevo accanto.
So che eri tu, che sussurravi al mio orecchio la notte, e facevi sentire la tua presenza.
Sai, non è proprio un periodo felice, questo.
Due anni fa per la prima volta, mi ero dimenticata.
Mi son sentita in colpa.
Anche se non l'avevo fatto di proposito. Non avevo scelto.
Mi son ricordata delle tue parole, quelle in sogno. E ho sorriso perché sapevo avresti compreso e saresti stato felice per me.
Perché io so che anche se non posso provarlo, tu saresti stato felice.
E mi è venuto in mente il tuo sorriso.
Mi è venuto in mente tante volte, nelle ultime settimane.
Il sorriso che ti ho visto quel giorno.
Un sorriso opaco.
Il sorriso di chi ce la sta mettendo tutta, ma in cuor suo ha già scelto.
Mi dispiace, non avere avuto il tempo...
Sai G, ho maledetto le parole che ti vomitai contro piangendo: ero ferita.
Ma non fuggo dal senso di colpa.
Me lo sono cucita addosso.
Ora son io, a vivere lo stesso dolore.
Ora son io a dir le tue stesse parole e a volere le tue stesse cose.
Ora son qui a dirti che ti capisco, profondamente.
Così tanto che vorrei solo chiudere gli occhi e sentirti, solo un attimo, sentir su di me quel sorriso, ché vederlo allo specchio non è lo stesso.
Vorrei un sussurro nella notte, di quelli che mi mandavi, per darmi pace.
Vorrei la tua stessa pace.
Quella che hai desiderato con tutto te stesso.
Vorrei la tua stessa pace.
Tanto.